Giovanni RealeGiovanni Reale è un pittore sostanzialmente istintivo, uno che conduce la sua battaglia pittorica sulla spinta dell’istintività. In questo egli può ricordare, per certi versi, gli espressionisti la cui forza sta proprio nell’idea irrazionale dell’arte. Così anche Reale, in modo del tutto spontaneo e involontario, orienta il suo percorso in un ambito culturale tracciato da quel gruppo che in Germania, all’inizio del secolo scorso, prese nome di “Die Brücke”.


 

Nei quadri di Giovanni infatti, specie quelli a motivi naturalistici (fiori, alberi e simili), si privilegia una tavolozza esplosiva, vivace, fatta di contrasti più che di assonanze cromatiche.
Talora la pennellata è materica, scattante e veloce come una sciabolata, riassuntiva e vigorosa; altre volte invece le stesure sono affidate a un tocco di pennello più analitico, attento nel dettaglio di una composizione geometrica. E’ il caso del ciclo iniziale di opere, in cui il pittore affronta, con disinvolta spregiudicatezza, temi e poetiche di area cubo-futurista, dove si esalta maggiormente l’equilibrio formale e il colore che qui ha una esclusiva funzione linguistica.
Ora però, al di là delle suggestioni implicite, bisogna sottolineare la costanza e l’impegno con cui ha saputo realizzare, nel giro di pochissimi anni, un numero non indifferente di opere tra dipinti e grafiche di notevole valore.
Ci si chiede, dove troverà il tempo e l’energia, dato che il suo impegno professionale, come si sa, è un altro? Mistero che soltanto il pittore, con la semplicità e la naturalezza che gli sono proprie, saprebbe svelarci. Ma, forse, la spiegazione è da ricercarsi nel valore che Reale stesso attribuisce alla pittura. Certo è che per lui l’arte costituisce un rifugio sicuro, un asilo in cui trovare protezione e conforto, ma anche risposte alternative ai suoi tanti perché e, soprattutto, alla sua ansia di interpretare la realtà che lo circonda.
Testo critico di Sigfrido Oliva

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